Più vicini alla soluzione di uno dei più grandi misteri dell’universo. Grazie agli scienziati polacchi

Le ricerche condotte da scienziati polacchi hanno contribuito a confutare una delle tesi riguardanti l’origine della “materia oscura”. Grazie a loro, la scienza moderna è un po’ più vicina a spiegare uno dei più grandi misteri dell’universo.

Come indicano le osservazioni astronomiche. La materia ordinaria che possiamo toccare o vedere costituisce solo il 5% della massa totale e dell’energia dell’intero universo. Nella nostra galassia, per ogni chilogrammo di materia presente nelle stelle, ci sono 15 chilogrammi di “materia oscura”, che non brilla e interagisce solo attraverso la gravità.

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La nostra ricerca ha escluso una delle tesi sulla natura della materia oscura, ma la scienza moderna non conosce ancora la risposta alla domanda su cosa sia realmente, dice il dottor Happ. Radoslaw Poleski dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Varsavia. -Né gli astronomi né i fisici possono capire cosa sia realmente la materia oscura. Ne vediamo l’effetto e vediamo che c’è più materia di quella che produce la luce. Il risultato della nostra ricerca è che la materia oscura non è costituita da buchi neri solitari, ha detto lo scienziato.

La ricerca è stata condotta da un team di scienziati che lavorano nell’ambito del programma OGLE (Optical Gravity Experiment) condotto presso l’Osservatorio Astronomico dell’Università di Varsavia. Erano coinvolti nell’osservazione di fenomeni specifici nella Grande Galassia della Nube di Magellano. -Se la materia oscura è costituita da buchi neri. Quindi dovremmo osservare un fenomeno che chiamiamo lente microgravitazionale. Nel corso dei vent’anni della nostra ricerca, abbiamo osservato pochissimi di questi fenomeni. Il dottor Happ ha affermato che se i buchi neri costituissero una grande percentuale della materia oscura, ci sarebbero centinaia di fenomeni simili. Radoslaw Poleski.

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I risultati della ricerca degli scienziati polacchi sulla “materia oscura” sono stati descritti in due pubblicazioni apparse su prestigiose riviste scientifiche, tra cui l’autorevole rivista Nature.

RL/IAR/opr. ToMa

Immagine da pixabay.com

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